Sono i giorni dopo l'8 settembre 1943 a far da sfondo alla vicenda dell'ultimo appassionante romanzo di Mario Martinelli.
Quattro giovani alpini, Antonio, Marco, Luigi e Vittorio, trovano rifugio alle caotiche giornate post proclama Badoglio fra le guglie inaccessibili di un gelido Kerle invernale. Ma sarà la Storia vorticosa di quei giorni convulsi a stanarli dal loro candido nascondiglio, costringendoli a scendere verso valle, e a perdersi nei viluppi di azioni, spesso incoerenti e prive di direzione, che muovono gli esseri umani in quella temperie. Il senso di un destino indecifrabile accompagna il lettore lungo tutte le pagine del libro, insieme alla percezione del profondo valore della solidarietà umana.
E, come sempre nei racconti di questo noto autore trentino, su tutto si staglia la natura superba delle montagne, ritratta qui nella sua severa, adamantina veste invernale.
“...Luigi andava avanti a testa bassa, con l'aria di uno che non ha più voglia di dedicarsi ad alcunché, se non alle proprie gambe, alle quali aveva affidato la propria salvezza. Vittorio lo seguiva con l'animo eccitato dal fruscio degli scarponi. (...) Anch'egli procedeva a testa bassa sull'erto sentiero, poco più di una traccia prativa, riempiendosi le narici con la fragranza pungente dell'erba secca e della terra sgelata, cercando di capire se era proprio quello l'odore della morte: così familiare, così stranamente intimo, da risultare più realistico di tutto il resto. Benché non fosse in grado di spiegarselo a parole, Vittorio percepiva che in quell'aroma era racchiusa l'essenza di una sacralità che manifestava l'eterno divino. In qualche misura e senza esserne turbato, comprendeva che esisteva già molto prima della sua nascita, che gli sarebbe sopravvissuta, impastata nell'odore del suo sangue, della sua carne e delle sue ossa, e che questo era il naturale decorso delle cose, nell'immenso, eppur semplice, mistero della vita.” |